Da <L’Eco del Chisone> del 30 marzo 2000

ERNESTA e LUCIANA

Ernesta Navone Ribero visse a Villar Perosa (e da sfollata a Pinerolo) negli anni della Seconda guerra mondiale, durante i bombardamenti su Torino, da cui era fuggita con il suo bambino, per raggiungere il marito, assunto poco prima dalla Riv.

Nel corso della sua esistenza numerosi lutti colpirono la sua famiglia di origine: il padre e due sorelle morirono per la febbre “spagnola” , un fratello assiderato e, in seguito, un’altra sorella e il marito di lei lasciarono due figli.

A Villar Perosa Ernesta e Michele, suo marito, ebbero una bambina, mentre continuavano a prendersi cura dei nipoti rimasti orfani. La famiglia quindi era numerosa e la fine della guerra aveva lasciato una vita non facile; comunque i ragazzi crebbero e si crearono un loro nucleo famigliare; Ernesta, invecchiando, provata anche dalla morte del marito e di un nipote, non fu più in grado di vivere autonomamente. Morì nell’ottobre 1996.

La storia della vita di Ernesta Navone compare nel libro “Carezze di Luce“, scritto dalla figlia di lei, Luciana Navone Nosari, che lo ha definito <una ricerca della memoria; un doveroso atto di riconoscenza e di attenzione ad una voce silenziosa, discreta, eppure immensamente vivace e presente>. Nel novembre ’96 si verificò un fatto inaspettato: Luciana si sentì <irresistibilmente spinta a prendere in mano una penna, appoggiarla su un foglio bianco, e aspettare>.

Iniziò così un “colloquio” tra madre e figlia e, poi, anche con altri “spiriti puri“, mediante quella che viene chiamata “scrittura telematica”. Durante uno di questi “contatti” mamma Ernesta chiese alla figlia di trasmettere questi messaggi, perché possano essere d’aiuto a molte persone; <Tu puoi aiutare gli altri>, le “disse” un giorno, <quando vedi che hanno bisogno di aiuto, aiutali. Lo devi fare; ti sentirai meglio anche tu>.

Molti dubbi hanno solcato la mente di Luciana riguardo la veridicità di questi fenomeni: autosuggestione? follia? La risposta la dà lei stessa: <Non è mia intenzione convincere nessuno, al di là dei dubbi e nonostante i dubbi, e nessuna prova potrebbe dare la certezza assoluta, che non è di questa Terra>.

Poi, direttamente alla madre: <Questa esperienza mi ha fatto soffrire meno per la tua perdita, mi ha aiutata a vedere con altri occhi la differenza di vita tra “il di qua” e l’”aldilà”; mi pare che sia tutta una cosa sola, che muta soltanto di condizione>.

E conclude: <E se da questa mia esperienza posso “trasmettere” ad altri dei messaggi che pare li aiutino… perché dovrei essere sorda a questi richiami?>.

e.n.

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13 novembre 2008

Biblioteca Comunale di Pinasca:

Presentazione di Profumo di tiglio

Dibattito a cura dell’Assessore alla Cultura del Comune di Pinasca, Carla Reymondo.

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