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...scritto il 18 lug 2009

Benvenuti

Finché si è capaci di sognare

la felicità può esistere

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...scritto il 17 lug 2009

… Anche scrivendo…

                     

 

 

...scritto il 30 mag 2009

“Un Girasole di nome Marcella”

Secondo Claudio Ozella, questo libro è una sintesi superlativa della “Divina Commedia” e de “Il Piccolo Principe”. Descrive la breve vita di Marcella, ragazza straordinaria che dispensava gioia e allegria in tutti coloro coi quali veniva in contatto. Amava tutto e tutti, soprattutto la VITA. In un sogno fiabesco prosegue a vivere nel luminoso Girasole nel quale si è trasformata. Da un suo petalo genererà la bianca farfalla, messaggero per la sorella Antonella che dialogherà con lei in un alternarsi di incontri nell’Altrove e della realtà narrata da chi l’ha amata. Nella fiaba del nuovo mondo che la ospita condurrà l’amica Tulipano a visitare quel luogo magico pullulante di fiori (e non solo) e a conoscere innumerevoli vicende terrene di differenti epoche e provenienze. Si analizzerà ogni volta l’Amore dato e ricevuto, calpestato e rifiutato. Ogni fiore correderà la propria storia delle emozioni, dei sentimenti e delle sensazioni che l’hanno caratterizzata.

...scritto il 28 mag 2009

“Sui passi del vento”

Venti plurali.

“Sui passi del vento” è il libro senza dubbio più profondo e sofferto di Luciana Navone Nosari, in cui poetessa e scrittrice s’incontrano in una sinergia creatrice dove la poesia diviene racconto e il racconto poesia, ritraendo l’anima plurale, polifonica e multicolore del mondo e dell’umanità. Quest’universo plurale investe lettori e lettrici grazie al tema di partenza il vento, che a sua volta è declinato in venti plurali che trasportano in un viaggio laddove passato, presente e futuro s’intrecciano in una circumnavigazione che parte dalla Crimea del XIX e XXI secolo, passando dalla provincia piemontese ai colori e profumi dell’Africa e dell’Afghanistan, in un duello eterno tra amore e odio, guerra e pace colti nel loro immergersi nella vita e negli affetti quotidiani di uomini e donne di cui influenzano, nel bene o nel male, i destini.

La forza del libro è nel riprendere fatti realmente accaduti e metterne a nudo la vena d’oro poetica e narrativa, in cui il vigore di Pavese, nel descrivere angeli e demoni della provincia, incontra la Provvidenza manzoniana e l’afflato francescano e benedettino dell’amore come dono e realizzazione di sé – in empatia con gli altri e non contro di loro – in cui la differenza, comunque declinata, diventa specchio e riflesso della propria capacità d’amare, non oggetto di scherno crudele o nemico politico o razziale da distruggere senza pietà e senza misericordia, in nome di un bene superiore che dovrebbe realizzare un paradiso, ma che invece sprofonda infine chi lo compie, e non chi lo subisce, nelle latèbre più profonde dell’inferno.

Il ritmo dell’opera è fluente, trascinante, implacabile nel toccare i tasti più profondi di lettori e lettrici, che come i protagonisti e le protagoniste sono costretti a fare i conti con i propri valori, i propri sentimenti e le proprie scelte, in particolare oggi e nei giorni a venire, adesso che la Storia è uscita dalle pagine dei libri, per scriverne Lei uno nuovo dal finale sconosciuto. L’autrice, infatti, non ha scritto pagine che evadono dalla realtà, ma che nascono da essa, intingendo la penna nell’inchiostro vivo della vita ricordando con parole solide, vigorose e contemporaneamente delicate – prive di retorica didascalica e di accomodamenti narrativi – la forza creativa e creatrice dell’amore; quello vero e autentico, che si sporca le mani nel terreno umano per estirpare la gramigna della sofferenza e dell’odio.

Valore aggiunto del libro è, in ultima analisi, il talento dell’autrice di dipingere con le parole entrando empaticamente nell’essenza di colori, profumi, emozioni, sentimenti, sensazioni che, in un arazzo vivente e pregnante, sono coprotagonisti, ritrovando un’alleanza primigenia di cuori.

...scritto il 26 mag 2009

“Le orme violate”

I nove racconti che compongono il volume “Le orme violate” sono la tappa ulteriore del percorso narrativo di Luciana Navone Nosari. L’autrice, infatti, ritorna alla forma-racconto, non come un passo indietro ma ampliandone le potenzialità, in un raccordo solido e vigoroso di stile e forma che genera una perfetta coincidenza di storie e personaggi non avulsi dalla vita. Essi la incarnano autenticamente nella lotta tenace contro la violazione compiuta dalla Storia, dalla crudeltà umana, dal pregiudizio gretto e ipocrita, e anche da un malinteso senso del bene, sulle orme che avrebbero voluto imprimere alle loro esistenze, e che invece generano dei destini deviati. Luciana Navone Nosari utilizza mirabilmente i passaggi tra diversi periodi storici con perfetta padronanza del tema centrale, di cui ritrae l’incarnarsi nei protagonisti e nelle protagoniste che, in ruoli principali o secondari, appaiono sempre coerenti con il contesto storico-politico-culturale e sociale, in cui sono inseriti i loro destini. Colpisce il vigore del linguaggio, frutto di un amalgama incisivo e scolpito sulle pagine con un cesello armonioso e sintetico di italiano e espressioni dialettali. Questa sintesi esalta la vitalità e l’autenticità di personaggi e storie, riunendo in un arazzo struggente il connubio o il contrasto, tra anime di persone e anime di luoghi. I racconti si distinguono anche per un perfetto alternarsi di toni drammatici e ironici, in un incontro fecondo e originalmente rielaborato tra Piero Chiara e Boccaccio, senza cadute di stile e concessioni a effetti comici gratuiti e di bassa lega. Il valore aggiunto che trascina e coinvolge chi legge fino all’ultima pagina è il vedere riflessa la propria vita in quelle narrate, cartine di tornasole che inducono a riflessioni profonde sulle proprie  scelte passate e future, e su eventi e persone che possono averle deviate. In ultima analisi, si può dire che le nove storie racchiudono anche un messaggio di speranza autentico e non falsamente retorico, in cui risalta la possibilità di riappropriarsi del proprio destino, sviluppando una capacità di empatia verso le sofferenze altrui, che si trasforma in solidarietà concreta e virtuosa, in cui io diventa noi. 

Claudio Ozella

 

...scritto il 16 feb 2009

“I colori del silenzio”

Da <<La voce e il Tempo>> recensione di Claudio Ozella

Quali sono i colori del silenzio? Ce li svela Luciana Navone Nosari in un libro che è una rapsodia toccante e commovente di colori, sentimenti, sensazioni, vite. Riprendendo i personaggi di “Profumo di tiglio”, l’autrice non è caduta nella trappola accattivante della riproduzione seriale e rassicurante di effetti narrativi collaudati e stereotipati ma, invece, si è rimessa in gioco, riunendo in un solo romanzo una pluralità di temi, cesellati con perfezione pittorica in protagonisti vivi, coinvolgenti nel loro cadere, rialzarsi, lottare, piangere e amare. Il silenzio stesso assurge al ruolo di protagonista dai mille volti: simultaneamente specchio dell’anima, complice, nemico, testimone, interlocutore, in un gioco delle parti guidato con mano sapiente dall’autrice, grazie a una scrittura che può avere la dolcezza vellutata di una carezza, o l’incisività severa e tagliente di un bisturi liberatorio che incide la piaga venefica di verità nascoste sotto la coltre del tempo. Luciana Navone Nosari, infatti, ha scritto un thriller dei sentimenti che s’intreccia mirabilmente con la saga familiare, che non risparmia colpi di scena inaspettati, rivelazioni spiazzanti, in un crescendo teso ed emotivamente intenso, che cattura menti e cuori, trascinandoli e avvincendoli fino alla fine. L’autrice ha arricchito la narrazione con squarci di autentica poesia, in cui interiorità umana e natura si compenetrano, in un dialogo profondo e intenso, che si prolunga nel e verso il cielo, alla ricerca della stella più remota, la propria anima. Luciana Navone Nosari, ancora una volta, è riuscita a creare un’alchimia perfetta di prosa e poesia, riunendo e amalgamando generi letterari diversi, di cui è riuscita a distillare gli elementi migliori in un romanzo ricco, potente, che fonde insieme avventura e indagine dei sentimenti in tutte le loro sfaccettature, ritratte con tratti multicolori toccanti e commoventi sull’arazzo del silenzio.

...scritto il 16 feb 2009

“Refoli di vita”

 

Prefazione di Claudio Ozella

Leggeri soffi di vento che, sfiorando il viso e il cuore, portano con loro le voci e i sentimenti di chi ci ha preceduto, e che, nel bene e nel male, vivono in noi, anche se conosciuti solo nell’attimo immortalato da fotografie, da cui escono, abbracciandoci con un trasporto che partecipa di cielo e di terra. Luciana Navone Nosari in Refoli di vita ha composto un’alchimia narrativa in cui saga familiare, romanzo storico e poesia sono guidati con mano sapiente e sicura all’apice delle loro potenzialità narrative, arricchiti da un uso del flashback cinematografico che trasforma un foulard in un amarcord, come se il frammento di anima, lasciato da chi l’aveva indossato, fuoriuscisse magicamente, in un incontro simbolico tra Fellini e Proust. I personaggi maschili e femminili sono cesellati con il vigore di Pavese e l’afflato spirituale di Manzoni, personalità che conquistano e commuovono il lettore, che vive, ama e soffre con loro dalla prima all’ultima pagina, in un periplo esistenziale che parte da Dronero, prosegue in Francia e approda a Torino, in una rapsodia polifonica, multicolore, ribollente di colori, profumi, passioni, sensazioni, sentimenti, celebrazione autentica e non retorica della vita, nelle sue multiformi sfaccettature. In particolare, l’autrice, in un gioco audace di composizione e scomposizione, ha mescolato nuovamente temi ed elementi caratteristici del suo stile narrativo, senza cadere nella trappola degli effetti sicuri e garantiti, ma scoprendone nuove potenzialità che ha posto sulla sua tavolozza interiore, per ritrarli in un arazzo vivente che interseca armoniosamente anime di persone e luoghi, protagonisti paritetici, che infondono alla storia anima, carne e sangue. Su di loro le stelle, non astri freddi, indifferenti delle sorti umane o stucchevoli elementi coreografici, ma angeli partecipi che sostengono, seguono, e infine sollevano le anime dal giogo terreno per condurle, con mani materne e affettuose, alla pace divina della casa paterna.

Premio Nazionale I MURAZZI          29/11/2019, Circolo dei Lettori

...scritto il 16 feb 2009

“Tre farfalle in volo”

Da <<CIVICO20 News>> del 9 dicembre 2017

Tre farfalle in volo

Quattro generazioni a confronto dai primi del Novecento ai giorni nostri, nel nuovo libro di Luciana Navone Nosari

 

Articolo scritto da
Milo Julini

Come si possono mettere a confronto quattro generazioni?

Ci prova Luciana Navone Nosari, proponendo una nuova chiave di lettura del suo romanzo I colori del silenzio. Lo fa attraverso le impressioni di due bambine-farfalle fra i tre e i sette anni che interpretano una realtà scevra da timori, condizionamenti, pudori, in Tre farfalle in volo.

Mentre I colori del silenzio è una storia di fantasia, seppure ancorata e ispirata dai silenzi imprigionati nelle maglie dei pregiudizi e delle convenzioni, Tre farfalle in volo è ispirato dalla realtà vista da due rappresentanti dei cosiddetti “nativi digitali”, che utilizzano la fantasia per illustrarla: l’esatto contrario, cioè, di quanto avviene nel romanzo.

Vi incontreremo la Torino del primo Novecento vista con gli occhi meravigliati dell’infanzia, gli anni ‘40 osservati e interpretati – con arguzia e disinvoltura – tramite l’ausilio di considerazioni, di riflessioni, di vignette e di disegni.

I misteri racchiusi nelle “parole non dette” de I colori del silenzio si libreranno in un volo finalmente libero dai segreti e dall’omertà.

I battiti d’ali delle crisalidi appena schiuse scioglieranno i nodi di un’epoca lontana e delle generazioni che l’hanno seguita, trattenendone l’essenza e costellandoli di magia.

Si entrerà altresì in un mondo abitato da gnomi, da fate, da maghi, da sogni capaci di immergersi nella realtà con inconsapevole saggezza.

La terza “farfalla”, quella matura, cercherà di allinearsi all’universo delle due farfalline “impollinando” ogni loro pagina con una poesia.

L’autrice, per Tre farfalle in volo, ha usato uno pseudonimo che, a onor del vero, racchiude in sé delle “presenze” reali, ma questo è un segreto che verrà svelato durante la presentazione del 15 dicembre.

 

...scritto il 15 feb 2009

“Donna è…”

Da <<Il nostro Tempo>> del 6 dicembre 2015

I tredici racconti che compongono l’ultimo libro di Luciana Navone Nosari Donna è… sono lo stadio ulteriore di un’evoluzione continua dell’autrice già presente nelle opere precedenti, siano esse poesie o romanzi. I racconti, infatti, sono cesellati da una scrittura solida, sicura nel padroneggiare le diverse sfumature intellettuali, spirituali, umane e psicologiche che costituiscono l’universo femminile, amalgamandole in diverse soluzioni stilistiche, in una sintesi armoniosa e avvincente, che conquista i cuori e le menti di lettrici e di lettori perché nascono in un’ottica di compenetrazione e comprensione tra uomo e donna o, almeno, tra gli esponenti più sensibili e intelligenti dei due sessi. L’autrice, infatti, evitando la trappola di stereotipi, luoghi comuni e falsi conformismi, dà una visione a trecentosessanta gradi della donna per quello che è in rapporto a sé, agli uomini, alla società, alle altre donne, alla natura, alla religione, alla spiritualità e alla Storia illuminandone virtù, vizi, lati in luce, lati in ombra, miserie e nobiltà. In questo senso, è esemplare il racconto che apre la serie, La cartomante, in cui una moglie sospettosa innesca un pirandelliano gioco delle parti che sfocerà in un finale beffardo e crudelmente ironico. Le due querce è un inno struggente e commovente al coraggio della donna, scolpito su un diario, che raggiunge vette di pura poesia: la protagonista, infatti, dopo aver abbracciato l’Eden nella sua essenza terrena e divina, ne è insidiosamente scacciata da una serpe lignea e insidiosa che sarà sconfitta dal frammento di divino che lei conserva nel suo cuore e che la sosterrà vincente e trionfante, nel passaggio dalla vecchia alla nuova vita. In Firmata… per sbaglio, il proprio nome, tanto detestato dalla protagonista, sarà invece la sua salvezza quando è coinvolta, suo malgrado, in un intrigo pericoloso; un racconto che miscela perfettamente tensione e ironia, racconto poliziesco e d’azione. Lettera a due amiche riprende e rielabora lo stile epistolare, narrando come la protagonista, in seguito alle vicissitudini in cui incorre a causa del battesimo di una nipotina, del primo giorno di scuola dell’altra e di due“rilassanti”giorni a Roma, scopra in chi risieda la vera amicizia. A proposito di congiuntivi è un racconto proustiano della memoria che serve alla protagonista a imparare come ostinarsi su un dettaglio possa deviare, e non sempre per il meglio, il proprio destino. Il palazzo d’epoca è un superbo incontro tra Ibsen e Pirandello, in cui l’amore totalizzante e totalitario di una donna, spinto fino all’annullamento di sé, la trasforma, dopo un’atroce scoperta, in un’erinni spietata, traboccante d’odio. L’uniforme bianca è un racconto nato dall’incontro tra gli elementi migliori della narrativa romantica e di guerra, in cui quest’ultima dalle sue atrocità genera un amore grande, eterno, assoluto, che le difficoltà affrontate rendono più forte, puro e indissolubile, suggellato da un finale toccante e commovente che muta un addio in un arrivederci tenero e delicato. Finalmente tutti d’accordo, un divertente ritratto familiare, mette in luce il provvidenziale senso pratico delle donne. E il telefono squilla… utilizza la tensione del thriller e sequenze dalla dinamica cinematografica per affrontare un tema tragicamente attuale, le molestie contro le donne. L’inferno quotidiano della protagonista è scandito dagli squilli ossessivi del telefono, che la trascinano in progressivi gironi infernali da cui uscirà verso la luce, con un inaspettato rovescio del gioco. L’autrice, in Fedeltà… sempre?, con un uso sapiente di umorismo e ironia dimostra che la coerenza mal interpretata può portare a scelte assurde, come la protagonista del racconto scopre a sue spese. Fra la gente… è un ottimo esempio di fusione tra narrativa e sociale: la protagonista, infatti, nel percorrere luoghi, quartieri e contesti diversi vede delinearsi davanti agli occhi la planimetria vivente della società nei suoi chiaroscuri, illuminati di speranza, però, dal caleidoscopio della maternità in tutte le sue sfaccettature, rilucente di vita e amore autentici. La scelta, il dialogo tra la protagonista e una suora di clausura sulla scelta di quest’ultima, è un aprirsi al divino e al mistero che pervadono la vita, e la risposta al finale spiazzante e inatteso, forse, è scritta nel cuore, a volerlo ascoltare. Conclude la serie dei racconti Quando si metteva il cotone sulle punte, un amarcord dolce-amaro sul “quando eravamo bambine”, dai toni felicemente felliniani, che non si pietrifica nel passato ma ne coglie i semi più preziosi per trapiantarli nel futuro, nella convivenza traboccante di vita dell’antico pino e del giovane abete.

Luciana Navone Nosari è riuscita a comporre un arazzo multicolore di vite, storie, destini attraversato da una polifonia di suoni, profumi, colori, che rendono foreste, città, quartieri protagonisti, e specchi che riflettono la pluralità dei caratteri femminili, e il loro effondersi tra terra e cielo, tra luce e tenebra.

Claudio Ozella

...scritto il 14 feb 2009

“Stelle di carta”

di Claudio Ozella

Stelle.

Stelle che guidano verso la giusta via, stelle di carta illusorie, che ingannano e bruciano alla fiamma della realtà, stelle che confortano e rivelano a se stessi, meteore che deviano e modificano esistenze, sono le protagoniste del nuovo e intrigante romanzo di Luciana Navone Nosari, “Stelle di Carta”, scandendo vite e sentimenti dei protagonisti…

L’Autrice ha scritto il suo libro più maturo e impegnativo, riunendo in un arazzo multicolore gli elementi migliori di poesia, romanzo giallo, di formazione e sociale. La narrazione è fluida, penetrante, vigorosa, mai eccessiva, alternando dramma e frammenti di commovente dolcezza poetica. Torino e Parigi si elevano come protagoniste, nei rispettivi chiaroscuri intriganti e coinvolgenti, in cui si specchia l’interiorità degli altri personaggi, che siano principali o minori, comunque sempre significativi e rilevanti. Sopra tutti, lo sguardo enigmatico, risplendente di mistero, delle stelle.

...scritto il 26 dic 2008

“Bagliori”

di Claudio Ozella

Che cos’è un bagliore? Un lampo, una luce intensa che illumina, sia pur per un momento, vite, persone, emozioni, sentimenti, sensazioni, pensieri, sussurri di piante, animali, venti, piogge, onde, fiocchi di neve. Segnali e carezze di terra e di cielo, frammenti di divino svelati in un attimo, mistero rivelato da un soffio di vento, che strappa la benda che oscura il cuore.

“Bagliori” l’ultimo libro di poesie di Luciana Navone Nosari, è esattamente questo: una cattedrale che ha le sue fondamenta in terra e le sue guglie in cielo. Versi tersi, lucenti, profondi nella loro apparente semplicità, scritti intingendo la penna nell’inchiostro azzurro dell’amore e in quello cupo e buio del dolore, facendo risplendere la vita, la natura, il divino, il bene, il male, in una fantasmagoria d’immagini, visioni, suoni, profumi, colori che ammaliano e seducono il lettore, in una catarsi di gioia e pianto che non dà quartiere, ma purifica il cuore e l’anima. L’autrice ha diviso il libro per temi (vento, infanzia, amore, vita, emozioni per citarne alcuni) ma, in realtà, essi sono profondamente intrecciati, in un gioco di rimandi musicale e armonioso, privo di smagliature o di artifici stilistici, letterariamente piacevoli ma sterili e vuoti come il “cuore di latta” protagonista di “Scintille” su cui emozioni e sentimenti scorrono indifferenti e inavvertiti come pioggia sul vetro. Il cerchio della vita è illuminato in tutte le sue sfaccettature; come lo sguardo estatico e primigenio del bimbo che vi si affaccia in “Giochi nel fuoco”,  o la generosità gravida di vita e di speranza donata agli altri, nonostante l’approssimarsi implacabilmente veloce della fine, mirabilmente ritratta in “A un ragazzo di vento”, la vita di un uomo letta sulle rughe del suo viso, geroglifici grondanti sentimenti, passioni, emozioni in “Rughe”.  Il coraggio di vivere cavalcando un destriero di vento, superando ostacoli, cadendo, rialzandosi, ma sempre vivendo e lottando, approdando, infine, a un porto di pace, insieme al lettore, che cavalca i versi con gli occhi e con il cuore, in un’estasi di vita che lo conquista e lo resuscita, in “La strada dell’uomo” e in “Il fiume della vita”. L’autrice, però, illumina anche il lato oscuro della vita, il fardello di amori finiti, le lacrime che stagnano nella palude del rimpianto, il frantumarsi dell’anima sotto i colpi spietati e imprevedibili della mala sorte, senza assumere lo sguardo del giudice, ma di un angelo compassionevole che insegna come il male più terribile possa essere sconfitto dal fiore della vita e che un incontro può essere un nuovo inizio, che riscatta gli errori del passato, con parole dolci e forti, respiro di madre sul cuore piagato di un figlio.  “Francesco” e “Preghiera” sono un inno alla fede autentica, pura, incondizionata, che sgorga dal cuore come un torrente in primavera e abbraccia terra e cielo su una montagna-cattedrale, dove il sorriso di Croce  incontra l’amore infinito di Dio. La natura e gli elementi, del resto, non sono delle  pure cornici che abbelliscono i versi; sono, invece, degli autentici protagonisti che risvegliano negli esseri umani la capacità di cogliere frammenti del divino come emerge in “Vento di stelle” o l’essenza stessa della vita, nel suo alternarsi di gioie e dolori, perfettamente descritto in “Vento di vita”.  L’infanzia stessa è affrontata senza retorica e sdolcinature stucchevoli, ma colta nel suo dispiegarsi di energie, spensieratezza, voglia di vivere, armonia con la natura, dove s’incontrano i cuccioli degli uomini e degli animali, uniti nello stesso Eden di gioia e d’innocenza, descritto con efficacia in “Cinguettii  (non ci sono differenze) ”. 

Luciana Navone Nosari è riuscita a rielaborare temi, forme, strumenti della poesia romantica secondo uno stile originale e personale, attualizzandone i contenuti, senza indulgere in stereotipi, ma con una ricerca profonda e a tratti, si percepisce, anche molto dolorosa. In particolare, l’autrice non si pone sul piedistallo del vate al di sopra della vita e dell’umanità, guardandole con altezzoso distacco. Lei, invece, è una poetessa francescana con sfumature leopardiane. In comune con Leopardi è senza dubbio la partecipazione alle sorti dell’umanità, l’idea di solidarietà umana attiva che affronta le difficoltà della vita, partendo dall’io per arrivare al noi, in un’unione che è accettazione autentica e non retorica dell’altro da sé, come “L’Unione” e “L’incontro” sottolineano efficacemente. L’elemento francescano, che pervade tutto il libro, unisce cielo e terra, in un abbraccio fraterno e non mortale.

Luciana Navone Nosari è riuscita sia dal punto di vista dello stile, sia dal punto di vista dei contenuti, a sintetizzare nei suoi versi tradizione e modernità, in un libro che è uno sguardo appassionato sul mondo, e non una fuga dal mondo.

 

...scritto il 26 dic 2008

“La luna storta”

Chi è “L’uomo dagli occhi di cristallo”, e che cosa c’entra con “LA LUNA STORTA”?

C’entra, nel senso che fa parte di questa antologia “noir”. Come ne fa parte la giornalista torinese che insegue un mistero legato agli occhi di un uomo, che ricordano il cristallo… E non si accontenterà di indagare a Torino, ma si sposterà a Parigi dove, sotto il Sacré Cœur… A questo punto mi fermo, perché si tratta di un “giallo”. A proposito, l’ho scritto io…

Ma io, che cosa c’entro con IVAN LA SORSA?

C’entro eccome, nel senso che sono un suo tredicesimo.

...scritto il 25 dic 2008

I due volti di “Viola di vento”

di CLAUDIO OZELLA

Il dolore può presentare due volti: quello della rabbia, del risentimento, della disperazione e dell’odio che porta a chiudersi in sé e ad allontanare le altre persone. L’altro volto è di  un’opportunità, per quanto dura e dolorosa, di evolversi come persona, scoprendo una nuova strada per sé, più ricca e positiva di quella precedente, e un nuovo incontro con gli altri fondato sull’ascolto e la solidarietà…  

...scritto il 24 dic 2008

Specchi di ghiaccio alla Feltrinelli

 

Il 9 dicembre 2008, alle ore 18, nella ‘Sala arte’ della Feltrinelli di piazza CLN a Torino, viene presentato Specchi di ghiaccio con la partecipazione di Fabrizio Florian dell’Ananke edizioni. La presentazione sarà accompagnata dalla lettura di alcuni brani.
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...scritto il 23 dic 2008

Da La Stampa

Da <<La Stampa>> dell’8 agosto 2008

di GIOVANNA CARNINO

Il freddo e la passione. Il segreto e la verità. Si svolge a Torino, nei giorni ‘magici’ dell’Olimpiade 2006 «Specchi di ghiaccio», terzo romando della scrittrice torinese Luciana Navone Nosari…

«Questo libro – chiarisce la scrittrice, anche pittrice e poetessa – mi è stato ispirato da Torino, barocca e misteriosa, nei giorni delle Olimpiadi. Della città amo le vecchie case, gli interni segreti e su tutti piazza Maria Teresa…

 

La Giuria del Premio Letterario “Arte Città Amica” – giunto alla quinta edizione – ha voluto segnalare alcuni autori. Tra questi, si è distinta Luciana Navone Nosari con Specchi di ghiaccio.
 
 
...scritto il 18 dic 2008

Intervista a Luciana Navone Nosari